Blockchain, il futuro tra le mani

Blockchain, il futuro tra le mani

Blockchain, il futuro tra le mani

Pubblichiamo l’intervista ad Alessandro Bertirotti e Katia Bovani, a cura di Letture.org, sul testo – Blockchain il futuro tra le mani. Aspetti antropologici e opportunità di una rivoluzione culturale – edito da Paesi , con l’impegno d’intervistarli personalmente a breve; dopo aver letto il loro libro.

Dott. Alessandro Bertirotti, Lei è autore con Katia Bovani del libro Blockchain il futuro tra le mani. Aspetti antropologici e opportunità di una rivoluzione culturale edito da Paesi: quale rivoluzione introduce nelle nostre vite la tecnologia della blockchain?

Alessandro Bertirotti: «Se volessi trovare una frase sintetica ed esaustiva, direi così: la Blockchain é la distribuzione geografica di una democrazia globale. In altri termini, rappresenta l’opportunità decisamente innovativa con la quale ogni individuo è nelle condizioni di partecipare attivamente al trasferimento di dati, di qualsiasi tipo, controllandone il processo per garantirne l’eticità. Certo, in nome dello stato attuale dello sviluppo di questa tecnologia, essa non è ancora accessibile a tutti coloro che sanno gestire il proprio computer da casa, perché l’energia che la blockchain richiede è ancora enorme, e non tutti sono ovviamente nelle condizioni di possedere computer potentissimi, come appunto questo protocollo informatico richiede. Ma sicuramente il problema sarà risolto presto. Basta ricordare l’evoluzione con cui si sono trasformati i nostri telefonini cellulari, ora smartphone. Sono dei veri e propri computer, alcune volte si presentano persino più potenti di quelli che abbiamo installati a casa. Per non parlare degli iPad, degli SmartWatch, e così via.

Nel momento in cui questa tecnologia prevede il controllo da parte di milioni di persone circa la bontà, la correttezza e la integrità dei dati e del loro processo di trasferimento, è chiaro che il livello di responsabilità personale della creazione del dato e del suo trasferimento è spaventosamente ampliato. Anche perché non è possibile modificare il dato in partenza. Proprio in nome del suo carattere di incorruttibilità. Quindi, ogni persona che ha intenzione di utilizzare la Blockchain non può che essere profondamente attento e consapevole circa i dati che sta immettendo in rete e che vuole trasferire al destinatario.

Per finire, senza svelare troppo di quello che i lettori troveranno nel testo, io ipotizzo l’attivazione di un sistema neuro cognitivo della nostra corteccia cerebrale (il Sistema Mesolimbico dopaminergico), grazie alla quale il procedimento logico di controllo dei dati in trasmissione è biologicamente supportato. In altri termini, questo nostro sistema si incontra in perfetta armonia con la blockchain, come se quest’ultima fosse la vera e grande occasione evolutiva per produrre processi etici che prevedono un premio sociale alla propria onestà.»

Katia Bovani: «Stiamo vivendo un’epoca di fortissima globalizzazione tecnologica in ragione della quale ci siamo progressivamente abituati a conoscere il mondo per come lo percepiamo attraverso il filtro comunicativo, l’elaborazione delle informazioni. Ciò comporta inoltre che, pur non accorgendocene in modo cosciente, siamo quotidianamente chiamati a compiere veri e propri atti di fede in molti degli ambiti che toccano direttamente la nostra vita: finanza, economia, dinamiche politiche, fonti energetiche. Abbiamo sempre conosciuto e conosciamo gli eventi che accadono in questi settori per come ci vengono narrati e con la sensazione che il singolo individuo od i gruppi sociali senza autorità siano predestinati ad una infinitesima efficacia incisiva. Blockchain è un protocollo informatico accessibile a chiunque, trasparente nel senso che qualunque partecipante (chiamato “nodo”) può verificare in contemporanea le transazioni che vengono effettuate su blockchain e seguirle sino al loro compimento. Trasparenza, pariteticità, diffusione del controllo dei dati immessi nella catena, incorruttibilità delle transazioni: tutto ciò rende blockchain un nuovo paradigma culturale.»

Come funziona la blockchain?

Alessandro Bertirotti: «Blockchain, tradotto in italiano, significa “catena di blocchi“. Avete presente i mattoncini della Lego? Ecco, ognuno di questi mattoncini è un blocco, e contiene alcuni dati, che devono essere mandati ad un destinatario. E questo avviene attraverso una catena di questi mattoncini. Ogni volta che i dati passano da un mattoncino all’altro, milioni di individui in rete controllano che il dato sia rimasto incorruttibile e sia perfettamente “in sintonia” con quello di partenza. E non è possibile corrompere tali dati. Questo significa che se io voglio inviare a qualche paese in via di sviluppo del denaro, questa quantità di denaro è inserita in un blocco e passa da un blocco all’altro, mentre è controllata da tutti coloro che verificano l’integrità della quantità di denaro inviato, affinché arrivi, senza mediazioni, speculazioni e provvigioni, al destinatario. Ed ho fatto un esempio con il denaro, ma provate a pensare il valore di questo protocollo nel momento in cui è necessario tracciare l’incorruttibilità dei prodotti alimentari, dei dati sanitari individuali, di passaggio di proprietà della propria automobile, di una successione ereditaria, e così via. Tutto ciò che vogliamo può essere trasferito, come dato e come comunicazione, utilizzando questa tecnologia. Certo, il tutto deve essere legalizzato, ossia legittimato dalla Comunità Internazionale che attribuisce, appunto, valore legale a questa tecnologia. Senza questo valore legale, è inutile operare dei passaggi di proprietà della propria automobile, perché tale passaggio risulterebbe vero ed avvenuto all’interno della blockchain, ma non avrebbe nessun valore giuridico né legale. Ma di questi temi, oltre alla formulazione di una teoria scientifica interpretativa del fenomeno, si occupa Katia Bovani, che è la mia collega giurista.»

Katia Bovani: «Blockchain altro non è se non un registro digitale distribuito, nel quale possono essere immessi dati strutturati in cosiddetti “blocchi” e che prendono il nome di “transazioni”. Una volta che tali dati sono stati immessi in blockchain e raccolti in un blocco non possono essere alterati senza che vengano modificati tutti i blocchi successivi dal momento che, avendo ottenuto validazione all’interno del registro informatico, occorrerebbe il consenso della maggioranza di coloro che formano la rete che utilizza blockchain (chiamati “nodi di blockchain”). Dunque, quest’ultima si presenta come una catena, in continua crescita, di blocchi contenenti transazioni e “validati” (cioè posti in sicurezza) mediante l’uso di strumenti crittografici. A loro volta, i blocchi vengono collegati gli uni agli altri mediante il cosiddetto “puntatore hash”, ovvero una funzione che traccia la posizione e pone in associazione gli elementi che formano i blocchi e, infine, vengono convalidati attraverso il cosiddetto “timestamp”, ovvero un marcatore temporale che individua la data e l’orario in cui una certa operazione si è verificata. Perché il processo di validazione dei dati e dei blocchi possa attuarsi, v’è bisogno dell’apporto dei cosiddetti “miner” ovvero di alcuni nodi della catena blockchain; in altre parole, di alcuni tra tutti gli utilizzatori di blockchain che, disponendo di pc piuttosto potenti capaci di sviluppare un’importante potenza di calcolo, elaborano ed associano un codice ad ogni blocco. Quando un blocco dev’essere validato, scatta una sorta di competizione tra i miner per raggiungere, appunto, la validazione delle transazioni immesse; il miner che, per primo, raggiunge il risultato ha una ricompensa in bitcoin. Com’è evidente, la caratteristica di questo database è quello di essere distribuito lungo i vari nodi della sua struttura e quindi condiviso dagli utilizzatori, sicuro perché immutabile dato che non si possono alterare i blocchi senza alterare i precedenti con il consenso della maggioranza dei nodi, aperto e trasparente visto che i partecipanti possono osservare ogni singola transazione ed il suo processo di validazione esattamente nell’istante in cui viene immessa e validata.»

In quali ambiti trova applicazione la tecnologia della blockchain?

Alessandro Bertirotti: «Può essere applicata in ogni settore della comunicazione umana, senza nessuna limitazione.»

Katia Bovani: «In qualunque ambito di esplicazione dell’agire umano. Dalla tracciatura della distribuzione delle risorse energetiche a quella delle operazioni finanziarie passando dalla sanità, dal calcio-mercato, dalle armi, dalle in formazioni. Nessun settore ne è escluso.»

Qual è il fondamento etico della blockchain?

Alessandro Bertirotti: «Ho già risposto, anche se in termini concisi, proprio per non svelare immediatamente tutto, a questa domanda nella mia prima risposta. Comunque, se vogliamo essere ancora più incisivi, penso che l’esempio del denaro, o meglio delle monete stampate dalle diverse banche centrali dei Paesi del Mondo, faccia il caso nostro. Ogni banca centrale stampa una quantità di moneta che stabilisce in modo arbitrario, nella divisa del proprio paese. La immette nel mercato, prestandola alle imprese (e ai cittadini dello Stato), maggiorando tale prestito di un interesse. Per esempio, produce 1000 €, li immette nel mercato, rivolendoli con una quantità maggiorata di 100 €, ossia 1.100 Euro. In questo modo, costantemente creano, le Banche Centrali, debito pubblico. E, sempre nello stesso modo, creano tutte le condizioni per parlare di austerity, crisi economica, inflazione e deflazione. Bene, i Bitcoin, ossia la criptovaluta, viaggiano su blockchain. Ma non è possibile stamparne più di quelli che si sono stampati inizialmente e che vengono inseriti nella catena di blocchi. Non sono soggetti a nessun meccanismo di inflazione e deflazione. Questo tipo di moneta è legata, attraverso un processo di fidelizzazione, a coloro che direttamente la producono e ai clienti che la utilizzano all’interno di quel sistema di transazione. In sostanza possono esistere i Bitcoin per la Coop, per la Conad, per andare a vedere il Colosseo, per andare a scuola o pagare le tasse universitarie, e così via, per tutto.»

Katia Bovani: «Qualunque nodo può immettere dati in blockchain. Tutti gli altri nodi possono verificare, in tempo reale, i dati immessi. Grazie al lavoro dei miner tali dati vengono riuniti in blocchi e validati; ogni blocco è unito all’altro in modo da rendere ogni blocco non corruttibile. Un protocollo democratico perché è accessibile a chiunque dove per chiunque si intende qualunque uomo senza distinzione di sesso, religione, etnia, orientamento politico e/o sessuale. Un protocollo in cui si può operare in modo paritetico e trasparente in modo antitetico all’oligopolio.

In ciò sta, prima di tutto, l’eticità di blockchain.

Sono a conoscenza delle critiche che vengono rivolte a blockchain circa la problematica della corruttibilità dei dati: la mia risposta è che alla base di ogni attività umana vi è l’uomo. Pur potendo sembrare banale e riduttiva, in realtà questa constatazione ci pone dinanzi all’evidenza del fatto che ogni fenomeno intellettual-culturale, scientifico, etc., è frutto dell’intelletto dell’uomo la cui natura è labile nel confine tra “bene” e “male”.

Tuttavia, allo stato attuale i tratti tipici di blockchain (pariteticità, trasparenza, incorruttibilità) la rendono un protocollo in grado di realizzare un’attività di scambio – in senso lato – in maniera estremamente cristallina e ritengo che in ciò risieda l’eticità di blockchain.

Per il resto, sebbene i tempi possano indurci a pensare il contrario, dobbiamo continuare a credere ed avere fiducia nell’uomo e nel suo autentico pneuma. Assumere a priori un atteggiamento di sfiducia ci relega nella perdente posizione di improseguibilità della razza umana.»

Quali problemi e questioni di ordine giuridico solleva la blockchain?

Katia Bovani: «Non direi che blockchain sollevi “problemi” di ordine giuridico.

Il rapporto tra questa tecnologia ed il diritto è ancora un rapporto in divenire nel senso che per il momento non sono praticabili strutture contrattuali complesse, ma ritengo si tratti di una questione meramente evolutiva: fino a qualche tempo fa gli smart contract non esistevano ed oggi sono una realtà.

Con la conversione in Legge del famoso “Decreto Semplificazioni 2019” (ovvero il D.L. 135/2018) il legislatore italiano ha segnato un incisivo passo avanti in tema di definizione sia delle tecnologie basate su registri distribuiti sia degli smart contract demandando importanti funzioni tecniche all’Agenzia per l’Italia digitale. Si tratta di una riforma bisognosa di ulteriori interventi definitori, specificativi ed anche tesi al coordinamento di cui tratto nel libro.

Sul piano internazionale, l’Italia è attiva nell’ambito dell’European Blockchain Partnership ed è un Paese membro molto attento alla Risoluzione P8-TA.PROV(2018)0373 approvata dal Parlamento Europeo in data 3 ottobre 2018 e titolata “Tecnologie di registro distribuito e blockchain: creare fiducia attraverso la disintermediazione”.»

Quali le conseguenze nella vita privata e nei rapporti tra privati ed istituzioni dell’adozione diffusa della blockchain?

Katia Bovani: «All’attuale stato tecnologico, ritengo che le conseguenze siano simili e si possano ravvisare nella speditezza, nella non corruttibilità e nella certezza della conservazione dei dati immessi in maniera del tutto trasparente. Preciso che con il termine “dato” mi riferisco ai documenti inseriti in blockchain.

V’è un aspetto, in ambito contrattualistico, che mi preme sottolineare ogni volta che parlo di blockchain. In Italia, affinché un contratto (a prescindere se tra parti private o pubbliche oppure pubbliche e private) si possa ritenere validamente ed efficacemente stipulato su blockchain occorre una riforma del codice civile e del codice degli appalti che attribuisca a blockchain il valore giuridico di fonte contrattuale.

Attendiamo di vedere quali saranno le scelte legislative.»

Quale impatto è destinata a produrre sulla società e sulla vita degli individui la blockchain?

Alessandro Bertirotti: «Nel testo, Katia Bovani ed io supponiamo che l’impatto sarà costante e continuo, sia nel mondo del lavoro che all’interno delle relazioni interpersonali, stimolando cambiamenti importanti. È ovvio che si tratta di supposizioni, perché dovranno essere condotte specifiche ricerche statistico-sociologiche, nonché antropologico-culturali, per renderci effettivamente conto dei cambiamenti che questo protocollo informatico produrrà nello stile di vita di coloro che lo utilizzeranno. Ecco, una prima considerazione circa questi cambiamenti, è certamente il fatto che all’inizio saranno in pochi (coloro) ad usufruire di questa tecnologia, ma con il trascorrere del tempo, il numero delle persone coinvolte aumenterà certamente, grazie alle caratteristiche che la stessa tecnologia possiede. In altri termini, la possibilità di partecipare globalmente, per controllare e verificare lo scambio di dati fra emittenti e destinatari, ci porrà di fronte a scelte precise, singolarmente e socialmente, come decidere se partecipare o meno a questa democrazia diffusa. In altri termini ancora, non avremo più motivo per lamentarci perché non possiamo partecipare alle decisioni sociali e politiche di base, come lo scambio di denaro, di materiale sanitario, oppure anche ecologico. Come a blockchain, ognuno di noi può diventare ed essere un miner. Non potremmo più lamentarci nei confronti di un qualsiasi potere precostituito che controlla i dati senza la nostra partecipazione, come se le cose continuassero a passarci sopra le nostre teste. Con questa tecnologia avremo la possibilità di controllare e verificare l’onestà e la veridicità dei dati. Insomma, davvero una partecipazione reale e concreta alla vita del mondo, a qualsiasi latitudine e longitudine. Saremo ancora più globalizzati, e la nostra mente, nelle sue capacità cognitive, dunque anche affettive, avrà l’occasione di partecipare attivamente alle decisioni del mondo. Come vedete, io penso positivo, anche se sono cosciente di come l’essere umano sia comunque in grado di portare al peggio ogni innovazione, ogni tecnologia positiva. Ebbene, grazie alla blockchain sarà comunque più difficile essere disonesti alla luce del sole, mentre lo potranno essere, forse, coloro che si nascondono. Ma questo, accade da sempre.»