La via dell’eccellenza, lo Shuhari
Sui mercati finanziari non conta la raccomandazione, anzi, è proprio inesistente; non conta neanche lo studio leggero e vaporoso o l’approccio a tipo giochino al superenalotto, sono tutte condizioni e stati mentali che indurranno sicuramente a perdere.
In finanza contano solo tre cose: una solida base di Cultura Finanziaria, un approccio vincente, un metodo.
La Conoscenza coltivata ogni giorno fa Cultura. La Cultura porta al Successo. Potrebbe non piacere ma non esistono scelte, o accetti queste condizioni o sei fuori, inevitabilmente. Quindi, se non vuoi prendere una grande delusione, e non sei pronto per lo studio serio, non tentare neanche ad avvicinarti.
Quando percepisco le delusioni che hanno travolto chi ci ha provato e ha perso, l’amarezza, o addirittura il risentimento verso tutto e tutti, mi accorgo che fondamentalmente c’è un’abbondante carenza di cultura finanziaria. Comprendo che nessuno ha informato costoro che operare sui mercati finanziari non è per niente un giochino, dove fai un corso di due giorni e diventi produttivo. Non funziona così.
Se vuoi diventare un trader profittevole, devi cercare l’eccellenza. Devi prepararti con serietà e allontanarti dalle distrazioni inutili e dagli atteggiamenti mentali totalmente errati. Molti desiderano avere successo, ma pochi sono disposti a raggiungere l’eccellenza per ottenerlo.
In finanza ci vuole la stessa ambizione e la medesima determinazione che muove uno sportivo a conquistare il gradino più alto del podio. E non ci si arriva senza studio e impegno.
Voglio rappresentarvi un processo di apprendimento, solitamente applicato a una qualunque disciplina tradizionale giapponese, che stabilisce lo zen per gli allievi: lo SHUHARI.
Lo SHUHARI è un percorso che aiuta a raggiungere l’eccellenza. È un concetto molto noto tra i praticanti di arti marziali, in particolar modo tra gli allievi di Aikido. Si compie attraverso tre fasi:
la fase dello SHU [ 守 ] – Conservare. Segui la regola.
È la prima fase dell’apprendimento, lo stadio dell’inesperienza totale, in cui si studia sotto la guida del proprio maestro, cui si accorda la propria obbedienza. Obbedire, significa riporre in lui la nostra totale fiducia. Si copiano e si riproducono in modo preciso e identico le tecniche nelle forme originali.
Non si fanno domande né obiezioni. A questo stadio, sono insegnati movimenti basici da ripetere in maniera meccanica. I movimenti contengono il problema e la soluzione, anche se per il novizio saranno di difficile comprensione. Deve ripeterli all’infinito, affinché le tecniche possano entrare nel suo schema mentale e, quindi, diventare naturali. Nello SHU, s’imparano i principi fondamentali e le tecniche di base, proprie delle tradizioni.
Per fare un esempio, possiamo prendere a riferimento qualcuno molto famoso: il maestro Miyagi del primo film Karate Kid. Qual era la frase più famosa in assoluto? Metti la cera, togli la cera.
Il maestro, prima di prendere l’impegno a insegnare, pretende un patto solenne dal suo giovane allievo. Una richiesta che recita così: noi dobbiamo fare patto solenne. Io prometto di insegnarti Karate, e questa è la mia parte. Tu prometti di imparare. Io dico, tu fai. Nessuna domanda. Questa è la tua parte.
È un esempio di un film un po’ datato ma che racchiude perfettamente l’essenza dello SHU. Bisogna placare gli istinti e seguire le istruzioni alla lettera. È compito del maestro essere la guida per una buona formazione è un protettore dagli eventuali fallimenti.
L’errore più grave che può commettere un novizio è di perdere tempo a cercare di reinventare il sistema o, peggio ancora, a collezionare corsi di formazione come se fossero figurine. Il principale compito dell’allievo è di applicare alla lettera gli insegnamenti ricevuti, senza la tentazione di fare di testa propria. Metti la cera, togli la cera. Punto.
Lo Shu richiede un’applicazione puntuale di quelle che sono le tecniche fondamentali, così come sono insegnate. Niente di più, niente di meno.
La fase dello HA [ 破 ] – Rompere. Vìola la regola – La via dell’eccellenza, lo Shuhari
Dopo aver imparato le tecniche fondamentali, si entra nella fase dello HA in cui si fa proprio ciò che si è studiato adattandolo a se stessi. Dopo aver gettato fondamenta abbastanza solide, l’allievo inizia a sperimentare per costruire un vestito su misura di quello che ha appreso, anche violando qualche regola. Si configurerebbe con un insegnamento che ci ha lasciato Albert Einstein: dovete imparare le regole del gioco. E poi giocare meglio di chiunque altro.
Questa è la fase in cui l’allievo possiede adeguati strumenti per capire dinamiche ed esercizi e, quindi, di conseguenza poter risolvere dei problemi che gli sono sottoposti durante la pratica. Lo stadio Ha è la fase espansiva dello SHU. La Conoscenza e l’esperienza cominciano a essere più ricche.
Comincia l’esplorazione per individuare le proprie soluzioni, che possono essere diverse da quelle del maestro, proprio perché ognuno possiede punti di vista e inclinazioni diverse. Ogni individuo è unico e singolo, deve adattare quello che apprende a se stesso.
L’allievo comincia a ragionare non solo sulla tecnica in senso meccanico ma cerca soprattutto di capirne le dinamiche e i principi che la governano. La piena padronanza delle conoscenze potrà permettere la deviazione dai canoni tradizionali, integrando i nuovi e utili punti di vista agli insegnamenti di nuovi maestri.
È un viaggio alla continua ricerca dello stato dell’arte in cui un buon allievo dovrà formarsi senza sosta. L’allievo ricerca un proprio stile, nell’intento di esprimere la propria personalità e fisicità, sperimentando all’infinito, fino ad arrivare a rompere con quelle stesse regole seguite ossequiosamente nella prima fase di studio, prendendo la distanza dalle forme del proprio maestro, che ora veste il ruolo di un supervisore rimanendo nell’ombra.
Si prende confidenza con i propri limiti e i propri punti di forza. L’allievo rifletterà, in tutta tranquillità, su quale soluzione adottare, tra quelle disponibili che gli suggerirà il suo personale bagaglio di conoscenze, per il superamento di un particolare ostacolo.
La fase dello RI [ 離 ] – Liberare. Sii la regola – La via dell’eccellenza, lo Shuhari
Siamo nella fase della creatività. L’allievo libera le sue intuizioni, le sue percezioni, per andare alla ricerca di un nuovo principio. Forte delle sue solide basi, ormai interiorizzate e integrate armonicamente nella propria cultura, l’allievo può sperimentare e migliorare gli standard acquisiti.
Il RI è l’ultima fase dell’apprendimento, il completamento di uno studio, ma non dello studio. È la fase in cui si va oltre, si trascende. Tutto ciò che si è studiato, è completamente interiorizzato. Movimenti e gesti confluiscono in modo naturale, spontaneo, immediato e senza doverci pensare.
La mente non compie più sforzi per coordinare. Tecniche e regole diventano un tutt’uno con il proprio essere. L’allievo competente ha raggiunto una sua autonomia e il suo vecchio maestro è adesso per lui un saggio consigliere.
Non è più vincolato a rigide tecniche, ormai sono parte del suo essere, del suo subconscio, e la loro applicazione è naturale e istintiva. Deve contribuire ad avanzare gli studi applicandoli prima a se stesso. Non tutti accedono a questo stadio, il 98% si ferma alla fase dello HA.
Per raggiungere l’eccellenza, e diventare il migliore nel campo, è necessario un forte impegno giornaliero, lavorare nel qui e ora e la voglia di sfidare i propri limiti ogni volta che se ne presenta l’occasione. La ricerca dell’eccellenza non tollera una mente distratta, non ci si può permettere il lusso di sprecare energie mentali in distrazioni non utili allo scopo.
Uno dei migliori esempi conosciuti che posso citare è Leonardo da Vinci. C’è un aspetto poco conosciuto delle idee militari di Leonardo; di solito si pensa alle sue invenzioni come a visioni isolate di una mente infinitamente superiore, ma in realtà, in qualche caso, Leonardo ha copiato.
Il Da Vinci aveva della letteratura a disposizione, studiava i trattati medievali di architettura civile e militare, dove trovava la descrizione di tutte le macchine belliche a quel tempo conosciute. Leonardo le copiava e le migliorava nei suoi disegni.
Trasforma dei disegni infantili, tipici del medioevo, in qualcosa di tecnicamente quasi perfetto. Gli esempi sono tanti. Partiamo dal carro armato che lui copia da Valturio, che ne aveva disegnato una rappresentazione un po’ troppo fiabesca. Così anche per i carri falcianti di Francesco Di Giorgio o i disegni delle catapulte prelevate dai trattati e migliorate tecnicamente.
Insomma, possiamo proprio dire che Leonardo aveva una profonda conoscenza dei fondamentali tecnici e matematici esistenti (Shu 守) e da anni studiava le più avanzate teorie e tecnologie dei suoi tempi (Ha 破). La sua ricerca gli permise di accedere al terzo stadio dell’eccellenza: il Ri (離). Trascende ogni regola e diviene egli stesso la regola.
Come applicare lo ShuHaRi, La via dell’eccellenza.
Il concetto di SHUHARI si può estendere come metodo di apprendimento a qualsiasi altra disciplina, come quella, per esempio, del trading finanziario.
Shu Ha Ri è un modello che descrive lo schema di sviluppo delle competenze Toyota. La Casa automobilistica l’ha adattato al suo sistema di management acquisendo i principi dalle arti giapponesi, marziali e non. Il metodo è basato su due irrinunciabili elementi:
- Un percorso circolare di apprendimento che, partendo delle basi, porti a un effettivo livello di eccellenza.
- La presenza di un Maestro che accompagna l’allievo nel suo percorso.
Acquisire nuove conoscenze e capacità è qualcosa che rientra nel campo dello studio, della ripetizione, principio base dell’apprendimento, e della memoria, conseguenza anche della ripetizione.
Se si vuole raccogliere la mela, si deve prima piantare l’albero. E se non c’è l’albero, è necessario piantarlo. Se ancora non si è fatto, bisogna affrettarsi, il tempo inesorabilmente scorre.
Viviamo nell’epoca del tutto e subito. Ormai siamo abituati ad avere qualsiasi cosa alla portata di un clic. Se una circostanza richiede tempo, ci ritroviamo frustrati e demotivati.
La conoscenza non è alla portata di un semplice clic. L’esperienza non si acquisisce dal nulla, devi mettere le mani in pasta. Non c’è altra soluzione, se non, al pari della tecnologia appresa nel film Matrix, qualcuno non ci masterizza le lezioni direttamente nel cervello. Temo, però, che questa particolare tecnologia non sia dei nostri tempi.
Quindi, se vogliamo raggiungere la vetta, non ci resta che sollevare le maniche e darci da fare. La nostra realizzazione personale è il frutto di una ricerca quotidiana dell’eccellenza.
Ogni fase ha una durata variabile, dipende dalla persona, dalle sue capacità, volontà e impegno. Si può correre il rischio di rimanere intrappolati all’interno di una fase, per una serie di motivi, e può darsi che quel tempo non avrà mai una fine. In questi casi, è consigliabile di non passare mai in quella successiva.
L’allievo, oltre alla voglia d’imparare, per crescere o togliersi dal pantano, deve possedere solo un’unica abilità: l’arte della domanda. A questo punto mi viene in mente una favola di saggezza ebraica di Jodorowsky: la risposta è la domanda, che di seguito voglio citare.
– Un rabbino correva per le strade gridando:
Ho Le risposte! Ho le risposte! Chi ha una domanda?
Mentre i giovani artigiani e carpentieri che lavoravano alla costruzione delle cattedrali imparavano il mestiere, il capomastro non insegnava loro assolutamente nulla. Attendeva che fossero loro a porre le domande. Se per un intero anno nessuno faceva domande, lui non insegnava. Fare domande era l’unico modo per progredire nell’arte.
Questo è molto importante nel campo della conoscenza: senza domande non ci sono risposte. Bisogna far uscire da dentro di noi il maggior numero possibile di domande.
Quando più leggo i tarocchi, tanto più vedo che abbiamo delle barriere nell’intelletto, nel campo emotivo, in quello sessuale creativo e in quello materiale corporale, che ci impediscono di formulare le domande giuste. A volte le risposte non sono azioni da compiere, sono vie da seguire. –
Un metodo efficace che può utilizzare il Maestro, in aggiunta, è il modello d’insegnamento socratico: La maieutica, l’arte della levatrice (o “dell’ostetricia”). Socrate non offre mai una soluzione delle questioni, egli formula solo le domande opportune, contesta le risposte erronee (ironia socratica) e aspetta che la mente così sollecitata e liberata partorisca la verità come conquista personale.
Il discepolo è quindi aiutato con brevi domande a maturare e a formarsi in maniera del tutto autonoma.
Il ruolo del Maestro è indispensabile e fondamentale, ha la grande responsabilità di rispettare il ruolo che ogni fase richiede:
- Insegnante puro nella fase Shu.
- Supervisore nella fase Ha.
- Consigliere nella fase Ri.
A tutela dell’allievo non deve anticipare i tempi, deve permettere l’apprendimento completo per un periodo coerente alla capacità di assimilazione del discepolo.
Nella fase dello SHU, se stiamo insegnando concetti di finanza, l’allievo deve sì obbedienza, ma è ovvio che possa formulare tutte le domande che gli consentiranno un miglior apprendimento. Non potrà esprimere la sua creatività, o i suoi punti di vista, finché non avrà assorbito e non avrà la padronanza completa di tutti i concetti oggetto di studio nel particolare periodo.
Ogni stadio va lavorato per il tempo necessario all’apprendimento, per permettere all’allievo di prendere consapevolezza di se stesso e delle sue capacità e per interiorizzare pienamente tutti i concetti che riguardano le tecniche di finanza.
Molti professionisti dedicano la loro intera carriera al raggiungimento della fase HA, ma in pochi sono in grado di oltrepassarla per avanzare verso lo stadio successivo dello RI, dell’eccellenza.
È una ricerca infinita verso la conoscenza e il perfezionamento, poiché, in tutte le cose, così come nella vita, non si finisce mai di imparare. La perseveranza è di grande aiuto per raggiungere l’eccellenza.
La via dell’eccellenza, lo Shuhari. La via dell’eccellenza, lo Shuhari. La via dell’eccellenza, lo Shuhari
Trading Bull Club