PAUL TUDOR JONES

PAUL TUDOR JONES

PAUL TUDOR JONES

Paul Tudor Jones nasce a Memphis (USA) il 28 settembre 1954. È uno dei più giovani e famosi gestori di Wall Street, uno di quegli uomini che sembrano riuscire in qualunque cosa. Fonti Forbes dichiarano che nel 2018 gestisce un patrimonio di 4,5 miliardi di dollari.

La sua carriera inizia come broker, e già al secondo anno di lavoro riesce a totalizzare commissioni per più di un milione di dollari.

Nell’autunno del 1980 decide di diventare un floor trader (operatore abilitato a scendere nel parterre di Borsa) sul mercato del cotone. Quell’anno realizza un grandioso risultato, guadagnando alcuni milioni di dollari. In tre anni e mezzo di operatività realizza una per­formance negativa solo in un singolo mese.

Nel 1984 Jones lancia il fondo d’investimento che porta il suo nome: Tudor Futures Fund, con un capitale gestito di 1,5 milioni di dollari. Alla fine dell’anno 1988, mille dollari investiti alla data di costituzione sarebbero diventati 17.482.

La gestione di Paul Tudor Jones può essere definita conservativa del capitale. Un tipo di gestione che negli ultimi anni gli ha consentito performance superiori al 100%.

Durante il crollo di Wall Street del 19 ottobre 1987, mentre tutti gestori americani si disperavano, Paul Tudor Jones esultava sorridente. Il suo fon­do d’investimento (Tudor Futures Fund), in quell’anno, sarebbe cresciuto del 62%.

Dal 1987 Jones non accet­ta più investimenti nel fondo e procede di anno in anno in rim­borsi obbligatori, per evitare che la massa gestita sia tale da in­taccare la performance.

Durante l’intervista concessa a Jack Schwager, Paul Tudor Jones dimostrava la tipica sicurezza del trader che sa vincere. Quel giorno le cose andavano per il verso sbagliato e le operazioni portavano a una perdita di circa tre milioni di dollari nella singola mattinata, ma non per questo l’umore di Jones diventò negativo. Per lui perdere faceva semplicemente parte del gioco, e la sua opinione negativa sul mercato fu completamente ribaltata due settimane dopo, divenendo net­tamente positiva. Come a dire che il mercato ha sempre ragione, e che il trader deve saper riconoscere lo sbaglio…

«La prima cosa importante che ho imparato a fianco di mio zio, un operatore professionista che mi ha insegnato il mestiere, è che il mercato alla fine va dove deve andare, senza che nessuno possa determinarne il trend. In secondo luogo ho imparato a essere un ‘duro’ seguendo l’esempio di mio zio, che era un vero e proprio figlio di… Questa professione richiede la capacità di subire forti sbalzi emotivi, e in molti casi bisogna saper sopportare l’evidenza di un errore».

Un trader impara dai propri insuccessi e mai dalle posizioni vincenti.

Un’operazione particolarmente disastrosa ci rivela il punto di vista e soprattutto l’esperienza di Jones:

Chiusi l’operazione con perdite molto pesanti, dovute al fat­to che avevo operato in modo sproporzionato all’entità del capi­tale a mia disposizione. Le perdite furono ricompensate dal fat­to che il mio stile operativo cambiò radicalmente da allora. Rea­lizzai per la prima volta che non potevo rischiare tutto su una singola operazione ma che dovevo apprendere l’arte della disci­plina e della gestione del denaro. Fu allora che abbandonai l’i­dea di rinunciare al trading e decisi di rifarmi cambiando approc­cio al mercato. Commisi un errore di Spavalderia in cui non si dovrebbe mai cadere.

Oggi Tudor opera in modo rilassato e dichiara: sono molto tranquillo e felice della mia gestione; quando una posizione inizia a perde­re non faccio altro che chiuderla e aprirne un’altra, senza pen­sarci troppo.

Un particolare importante sull’approccio al mercato di Jones viene da questa affermazione:

Io penso sempre alle potenziali per­dite piuttosto che ai guadagni ipotetici. In questo modo riesco a fissare dei livelli di prezzo a cui chiuderò indissolubilmente la posizione in perdita; in genere non permetto che il capitale ge­stito perda più del 10% in un singolo mese. Se ciò non accade so infatti di essere perfettamente in grado di recuperare, men­tre in caso contrario perderei la tranquillità.

Come tutti i traders di successo anche Tudor Jones ha alcune regole che segue ciecamente:

  • 1 – Non fare mai media dei prezzi con titoli in perdita.
  • 2 – Diminuire l’operatività nei periodi in cui le cose non girano per il verso giusto.
  • 3 – Non operare quando non si è sicuri di poter controllare la si­tuazione.
  • 4 – Chiudere la posizione ogni qualvolta le perdite diventano ri­levanti.
  • 5 – Non preoccuparsi del prezzo quando si apre una posizione, ma cercare solo di essere sicuro della tendenza.
  • 6 – Operare in modo difensivo, non offensivo, pensando quindi di avere torto e non ragione. Sarà più facile uscire al momen­to giusto.
  • 7 – Non voler fare l’eroe. Non avere un ego. Non eccedere in si­curezza.

Una delle principali qualità di Tudor Jones è la sua capa­cità di rimediare tempestivamente dagli errori e di dimenticarse­ne. Come molti investitori probabilmente sanno, riuscire a cam­biare posizione sull’intero mercato in poche ore è molto più faci­le a dirsi che a farsi.

L’11 ottobre del 1987 Jones operò al ribasso dal primo minuto della giornata del famoso crollo, ricoprendo tutte le posizioni alla fine della stessa. In quella singola gior­nata, nello spazio di poche ore, i profitti realizzati superarono 340 milioni di dollari.

Tudor opera molto sulla base dell’istinto personale, ma non disdegna l’uso di alcuni trading system da lui stesso elaborati. 

Oggi la sua strategia si basa interamente sul controllo del ri­schio: non pensa a quanto potrebbe guadagnare, ma solo a quanto potrebbe perdere. La sua capacità di accettare le perdite lo contraddistingue dagli altri gestori. Sui mercati finanziari l’errore è una componente da accettare e non da subire.