I titoli tossici ancora in mano ai risparmiatori. Report BCE sulle banche

I titoli tossici ancora in mano ai risparmiatori.

I titoli tossici ancora in mano ai risparmiatori. Report BCE sulle banche

Pensavamo che la storia dei titoli tossici fosse finita, è recente la storia degli oltre 400 milioni di euro di obbligazioni subordinate rifilate ai piccoli clienti di Banca Marche ed Etruria, Carife e di Carichieti.  Ci sono anche i 200 milioni della Popolare di Vicenza, Veneto Banca e 2,1 miliardi della leggendaria Monte Paschi di Siena.

Non si era posta la parola fine a queste storie? Le principali banche italiane avevano promesso che  avrebbero tenuto alla larga i risparmiatori dai prodotti d’investimento più rischiosi.

Secondo i controlli effettuati dalla Bce, le banche italiane non solo hanno continuato a offrire le obbligazioni subordinate ai piccoli risparmiatori, ma lo hanno anche fatto con un certo dinamismo. Dai report risulta che l’Italia detiene la quota più alta di bond bancari soggetti al bail in, titoli che nella stragrande maggioranza sono in mano alle famiglie.

Praticamente, malgrado le recenti porcherie, i suicidi di poveri clienti, salvataggi bancari a costo della comunità, le polemiche sulla mancanza o inefficacia dei controlli, il dito puntato sulla scarsa consapevolezza dei risparmiatori in ambito finanziario e in merito al rischio consapevole che comporta un investimento,  la clamorosa ammissione di Bankitalia e Consob e la disinvoltura di certi promotori finanziari, le banche hanno continuato a fare quello per cui non sono nate: offrire titoli tossici e ad alto rischio ai poveri risparmiatori asciutti di finanza.

Quindi, hanno mentito!

Com è venuto fuori? Casualmente, grazie a un’interrogazione dell’ europarlamentare Sven Giegold.

Per rispondere, Danièle Nouy, banchiere a capo della Vigilanza della Banca Centrale Europea che sorveglia sulle 120 principali entità bancarie della zona euro, ha utilizzato un utile prospetto, molto chiaro e preciso.

I piccoli risparmiatori italiani detengono oltre il 40% dei titoli a rischio emessi dalle loro banche. Segue il Portogallo con una quota inferiore al 30%. Francia, inferiore al 10%. Germania e Spagna si attestano intorno al 20%.

Danièle Nouy sostiene che tutto è incentrato sulla mancanza di consapevolezza dei risparmiatori. Un terreno fertile per molte banche, dove edificano le loro fortune nella spregiudicatezza più assoluta.

La ricetta è sempre la stessa: impacchettare e nascondere titoli rischiosi in prodotti apparentemente più sicuri, in grado di aggirare eventuali paletti. Un’operazione non tanto difficile per i maestri della finanza.

Evviva la connivenza consapevole con i salvataggi delle banche.

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