Banca Popolare di Bari e analfabetismo finanziario dominante in Italia

Banca Popolari di Bari

Banca Popolare di Bari e analfabetismo finanziario dominante in Italia

L’analfabetismo ha sempre fatto sì che un popolo fosse schiavo. Il principio si applica a tutti i settori e oggi, ancor di più, a logiche commerciali che schiavizzano o rovinano intere categorie di persone. Nel settore del risparmio possiamo parlare di analfabetismo finanziario.

Le vicende di Banca Etruria, Monte Paschi di Siena, Banca delle Marche, Carige, prima, e della Banca Popolare di Bari, oggi, hanno rinnovato le attenzioni proprio su questo tema: l’analfabetismo finanziario. Tutta la popolazione italiana è molto ignorante ed è soggetta alle trappole che tendono i lupi.

Oggi, più che mai, ogni persona dovrebbe essere preparata dal punto di vista finanziario e dovrebbe saper leggere grafici e risparmio. Insomma, prima di ascoltare il mago bancario di turno dovrebbe essere in grado almeno di analizzare il minimo di quell’azione quotata in borsa.

I maghi della Banca Popolare di Bari vendevano dei titoli illiquidi facendoli, facendoli passare come titoli senza rischio e privi di volatilità. Noi sappiamo che un titolo illiquido, cioè privo di liquidità, non si muove. Ma noi siamo quelli addetti ai lavori. Ecco che di fronte a questo vocabolo potrebbe presentarsi quel caso di analfabetismo finanziario che presenta la popolazione italiana.

Vediamo cos’è un titolo illiquido.

La Consob ci dà qualche indicazione:

i titoli illiquidi sono quelli che determinano per l’investitore ostacoli o limitazioni allo smobilizzo entro un lasso di tempo ragionevole, a condizioni di prezzo significative, ossia tali da riflettere, direttamente o indirettamente, una pluralità di interessi in acquisto e in vendita.

Il significato di questa espressione può essere tradotto nella seguente:

I titoli illiquidi li tieni finché una condizione particolare di prezzo, cioè devi perdere in valore, ti consente di venderli a una pluralità d’interessi in acquisto che deve avere la convenienza ad acquistarli. E se non ce l’ha, il valore si abbassa fino al punto da esserci l’interesse. Tradotto ancora: devi perdere.

Questi titoli sono stati venduti come sicuri e descriverli come non volatili è un abominio. Ovvio, come potevano essere volatili? Delle palle di piombo legati al piede.

L’assenza di volatilità è l’elemento preferito dai risparmiatori, che non sanno distinguere un titolo buono da uno cattivo. Basta dirgli che non c’è rischio di volatilità. I titoli in questione non avevano il problema del rischio perché avevano una totale assenza di movimento nel mercato.

Su cinquantamila clienti della Banca Popolare di Bari solo qualche centinaio di persone aveva un profilo conservativo. Un pacco organizzato bene. La colpa è della Banca? In parte sì, ma solamente perché quell’analfabetismo finanziario glielo permette.

In Italia è una questione molto seria: più del 70% della popolazione è ignara e all’oscuro di quello che firma e non sa neanche su quali prodotti investe. In ambito finanziario si diventa vittime di truffe. La storia si ripete. Vogliamo ricordare il caso Parmalat? Non c’è nulla da fare. L’italiano medio preferisce l’estetista o il parrucchiere a una buona formazione finanziaria.

Certamente il risparmiatore non sa neanche che con il MIFID II la responsabilità passa direttamente nelle sue mani, e non potrà dire non sapevo. L’Italia è anche organizzata male, sotto questo punto di vista: l’Economia e la Finanza non si studiano neanche nelle scuole per come si dovrebbe fare e neanche nelle Università. Chi vuole specializzarsi seriamente deve rivolgersi a dei professionisti del settore o deve andare a perfezionarsi a Londra (nel caso più vicino).

Secondo lo studio condotto ogni anno da Standard & Poor’s, Global Financial Literacy Survey, l’Italia è uno dei dieci Paesi al mondo con il PIL più alto ma al 63esimo posto nella classifica per quello che riguarda l’educazione finanziaria.

A chi giova? Tanta ignoranza ci accompagna anche a un rallentamento dell’economia. Abbiamo oltre mille miliardi di risparmio ma non sappiamo capire e cogliere le occasioni d’investimento. Sarà sempre peggio finché non ci sarà un correttivo di emergenza.

A cascata il problema colpisce anche chi paga le tasse, anche se non coinvolto direttamente nella truffa. Perché? Perché lo Stato s’impegna a corrispondere il danno a chi è stato indotto a sottoscrivere investimenti pessimi.

I trattati internazionali, come il Bail In, dicono che un’istituto di Credito non può essere “salvato dallo Stato”, questo a meno che la BCE non decida che si tratta di una Banca Sistemica, cioè così importante che ha investimenti e ha debiti di tante altre banche ed industrie del paese che il suo fallimento potrebbe portare ad un enorme danno sociale.

Il nostro Governo, quindi, cosa farà? Dovrebbe PRIMA sentire la BCE e in comune accordo “Salvare Banca popolare di Bari” come fece per MPS, Banca Etruria , Banca delle Marche, Carige. Il consenso a questa operazione significa comprarle. Un esborso notevole, miliardi di euro che dovrebbero essere pagati dallo Stato, tasse di tutti i cittadini italiani.

La situazione può continuare all’infinito? No! Perché anche lo Stato si sta organizzando per non pagare più appellandosi alla famosa responsabilità d’istruzione dell’investitore.

È un problema che va affrontato e può essere risolto solo con l’educazione finanziaria.