Joseph Patrick Kennedy

Joseph Patrick Kennedy

Joseph Patrick Kennedy

Joseph Patrick Kennedy è nato a Boston, Massachusetts, 6 settembre 1888. Figlio di Patrick J. Kennedy, un uomo d’affari di successo, capo del rione e leader della comunità irlandese americana.

I nonni di Joseph giunsero in America verso la metà degli anni 1840 per fuggire dalla carestia di patate in Irlanda. Joseph era nato in un ambiente altamente settario, dove i cattolici irlandesi si sentivano esclusi dagli yankee di classe superiore. Numerosi irlandesi di Boston erano molto attivi nel Partito Democratico, tra cui Patrick e parecchi parenti.

Joseph Patrick, detto “Joe”, è stato un uomo dall’estrema poliedricità. È stato un politico, investitore di borsa, diplomatico, imprenditore e produttore cinematografico statunitense. Molto noto per essere il padre del Presidente degli Stati Uniti d’America John F. Kennedy e capostipite della famiglia Kennedy.

In quest’articolo vogliamo parlare esclusivamente della sua esperienza con i mercati azionari, tralasciando il resto.

Nel 1919, diventò socio della società di intermediazione di Hayden, la Stone & Co., dove divenne un esperto operatore del mercato azionario non regolamentato, sviluppando delle tattiche che in seguito sarebbero state etichettate come insider trading e manipolazione del mercato. Nel 1923 fondò la propria società di investimenti e divenne multimilionario durante il mercato rialzista degli anni ’20.

David Kennedy, autore di Freedom From Fear, descrive Wall Street dell’era Kennedy:

Era un ambiente sorprendentemente affamato di informazioni. Molte aziende, i cui titoli erano quotati in borsa, non pubblicavano rapporti in maniera regolare o, se lo facevano, pubblicavano rapporti i cui dati erano stati selezionati in modo arbitrario e controllati in modo bizzarro tali da essere peggio che inutili.

Era questa circostanza che aveva conferito un così grande potere a una manciata di banchieri d’investimento come JP Morgan, perché comandavano un monopolio virtuale delle informazioni necessarie per prendere decisioni finanziarie sane.

Soprattutto nei mercati secondari, in cui le informazioni attendibili erano quasi impossibili da ottenere per l’investitore medio, le opportunità abbondavano per quelli che facevano la manipolazione interna e la speculazione selvaggia.

Kennedy ha approfittato molto della tecnica di manipolazione del mercato, anche e soprattutto in società con molti altri investitori irlandesi e cattolici, tra cui Charles E. Mitchell , Michael J. Meehan e Bernard Smith.

Usufruiva d’informazioni privilegiate che stimolavano il valore dei titoli sul mercato, occultandone la conoscenza al grande pubblico. Insieme ai suoi soci, corrompevano i giornalisti per pubblicare informazioni falsate e nel modo a loro più vantaggioso.

Lo stesso Kennedy affermò di aver compreso che la speculazione sfrenata, alla fine degli anni ’20, avrebbe portato a un crollo del mercato. Presumibilmente lasciò intendere quello che sapeva già, è che era ora di uscire dal mercato. Sopravvisse al disastro del 1929, anzi, quel 29 ottobre, una delle giornate più buie della storia dei mercati, decuplicò il proprio capitale

perché possedeva la concretezza di guardare ai fatti, una completa mancanza di sentimento e un meraviglioso senso del tempo.

Durante la Grande Depressione aumentò enormemente la sua fortuna investendo la maggior parte dei suoi soldi nel settore immobiliare. Nel 1929, la fortuna di Kennedy era stimata in  4 milioni di dollari, equivalenti a 57,1 milioni di oggi. Nell’anno 1935, la sua ricchezza era aumentata a 180 milioni di dollari, equivalenti a 3,22 miliardi di oggi.

Fu sostenitore di Franklin Delano Roosevelt durante la prima e la seconda campagna elettorale, quella del 1932 e quella del 1936. Venne ricompensato da questi che lo nominò presidente della commissione Borsa e Finanze, che aveva il compito di riformare le regole di Wall Street che avevano permesso il “martedì nero”.

Joseph Patrick Kennedy si ritrovò a dover dichiarare illegali molte tattiche da lui stesso utilizzate in passato per accumulare il suo ingente patrimonio. È morto a Hyannis Port il 18 novembre 1969.

Abbiamo trattato Kennedy non per le sue qualità tecniche, anzi, non le conosciamo, ma più per le qualità gestionali e affamate di un uomo che non aveva alcuno scrupolo pur di arricchirsi.

Certamente Kennedy non merita una medaglia al valore del trading per la sua particolare analisi, la merita per l’incredibile fiuto, ambizione e capacità gestionale. Era freddo e senza sentimenti. Sapeva quando smettere senza farsi coinvolgere dall’avidità, anzi, si rimetteva in posizione contraria e di swing senza alcun problema e paura.

Certamente Roosevelt mise a capo della commissione Borsa un lupo della finanza, che fino a quel momento ne aveva approfittato abbondantemente arricchendosi oltremisura.

Diverse generazioni, l’effetto se ne vede ancora oggi, sono rimaste scottate da quel metodo selvaggio e impietoso, e se ancora molti hanno una certa idea di Borsa, dobbiamo questo debito proprio a Joseph Kennedy e ai tanti altri che ne approfittavano.

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