James Harris Simons

James Harris Simons

James Harris Simons, meglio noto come Jim, nel mondo della finanza è una sorta di divinità. Nasce a Newton nel 1938, vive con la moglie a Manhattan e Long Island ed è padre di cinque figli. È un brillante matematico ed è stato il primo a utilizzare fondi quantitativi gestiti quasi completamente dagli algoritmi.

Jim ha la possibilità di studiare in college prestigiosi come il MIT e Berkeley. Alla fine degli studi, trova il suo primo lavoro in campo militare. La NSA, l’agenzia per la sicurezza nazionale USA, in quel periodo reclutava giovani matematici con l’obiettivo di decifrare codici militari segreti. Jim accettò, perché la paga era buona e poteva trascorrere la metà del tempo a lavorare su quello che gli interessava e l’altra la dedicava all’incarico.

In seguito, Simons fu chiamato dalla Stony Brook University per rimettere in piedi e poi guidare il dipartimento di matematica. Accettò e riebbe la possibilità di rincontrare un suo vecchio collega a Berkeley, Shiing-Shen Chern, uno dei più importanti matematici del secolo scorso. Insieme riuscirono a sviluppare un’equazione matematica molto complessa e il loro lavoro sarà poi largamente applicato sulla fisica moderna, creando a teorie come i campi invisibili, i campi gravitazionali e la teoria delle stringhe.

All’età di quaranta anni, un po’ stanco della matematica, si rese conto che guadagnava pochi soldi, il lavoro di professore non lo soddisfaceva più. È in questo periodo che ha cominciato a fare trading sui mercati finanziari. Riesce a fare molti soldi, i suoi metodi non erano legati certamente a calcoli matematici. Dopo un po’, osservando i dati, si rese conto che dietro quei movimenti c’era qualche struttura. Assume un matematico, l’algebrista James Ax, e cominciano a creare algoritmi.

Nel 1982 fonda la Simons Renaissance Technologies Corporation, una società privata d’investimento con sede a New York che gestisce oltre trenta miliardi di dollari. Per oltre vent’anni, l’hedge fund Renaissance Technologies, è stato operativo nei mercati di tutto il mondo. James Harris Simons ha raggiunto grandi risultati attraverso complessi modelli matematici che utilizzava per analizzare ed eseguire le operazioni, molte delle quali automatizzate. ‘Renaissance’ utilizza modelli per prevedere le variazioni di prezzo, e mediante serie storiche cerca di fare delle previsioni.

Ai dipendenti del fondo, Simons ha fatto firmare un accordo di non-disclosure, che gli impedisce cioè di rivelare il funzionamento degli algoritmi impiegati. Dopo un paio d’anni al lavoro nell’hedge fund, gli stessi dipendenti, firmano un nuovo contratto di non competizione.

Una stima del 2020, quantifica il suo patrimonio netto in circa 23,5 miliardi di dollari. È stato classificato da Forbes come la ventunesima persona più ricca in America e nel 2006 fu proclamato dal Financial Times come il miliardario più “intelligente”.

I risultati gli hanno dato sempre  ragione. Il suo fondo, il Medallion, ha registrato tra il 1988 e il 2018 guadagni medi annui del 39%, superiore ad altri e più noti nomi della finanza, come: George Soros, Warren Buffet o Ray Dalio.

Quando è scoppiato lo scandalo Bernard Madoff, responsabile di quella che viene ancora oggi considerata una delle più gravi truffe finanziarie della storia, l’ente preposto alla vigilanza della borsa valori, la SEC, volle capire come funzionava il sistema Renaissance, per evitare guai simili ai risparmiatori, e indagò, quindi, sugli algoritmi del team di Simons. Non trovarono nulla d’illegale o scorretto.

I profitti di James Simons provocavano enorme curiosità in tutto il mondo finanziario, ma nessuno a Wall Street, in più di tre decenni, è stato capace di replicare il sistema. Recentemente, a Simons è stato dedicato un libro-tributo dal notevole titolo “The man who solved the market”, l’uomo che ha sconfitto il mercato.

Nel 2007 è stato uno degli anticipatori della crisi dei mutui Subprime. Jim è andato in pensione nel 2010 e il suo patrimonio personale odierno è stimato a più di 21 miliardi di dollari.

La fondazione della famiglia si è impegnata a donare milioni di dollari per l’autismo. La stessa fondazione prevede di spendere altri 100 milioni di dollari in quello che sta diventando il più grande investimento privato nel settore della ricerca sull’autismo, mentre Simons personalmente esercita il controllo su dove e come il suo denaro viene speso. Ha inoltre fornito, per motivi di studio, il DNA della sua famiglia, poiché sua figlia è autistica. Quando il MIT gli ha chiesto finanziamenti per ricerca sul cervello, ha accettato a condizione che il progetto fosse incentrato sull’autismo.

L’11 giugno 2003, la Fondazione Simons ha ospitato il suo primo “Gruppo di esperti scientifici sulla ricerca sull’autismo” di New York, un lungo giorno di ricerca che ha evidenziato le cause possibili dell’autismo, la precisa mappatura genomica di questa disabilità, e lo studio della biochimica dei meccanismi che si verificano in persone con autismo. I partecipanti sono stati: David Amaral, il Dr. Eric Courchesne, il Dr. Heinz Nathaniel, Tom Insel, Catherine Signore, Dr. Fred Volkmar e Dr. Paul Greengard. La Fondazione ha recentemente donato 10 milioni di dollari a due ricercatori del Child Study Center (Centro studi sul bambino), presso l’Università Yale, per lo studio di come il fattore genetico sia determinante per l’insorgere dell’autismo.

Nel 2016 l’Unione Astronomica Internazionale ha dato il suo nome all’asteroide 6618 scoperto nel 1936, in considerazione dei suoi contributi alla matematica ed alla filantropia.

Oggi, James Simons è alle prese con un tributo bello grande, con il fisco statunitense. Circa 7 miliardi di dollari per chiudere, a titolo personale, i contenziosi con l’Internal Revenue Service, agenzia governativa del fisco. A questi si aggiungerebbero altri 670 milioni di dollari per un altro contenzioso.

Le pratiche messe sotto accusa dall’agenzia fiscale riguardano operazioni finanziarie che, tra il 2005 e il 2015, hanno consentito di trasformare guadagni speculativi a breve termine in profitti di lungo periodo che sono tassati meno dei primi. A strutturare l’operazione avrebbero contribuito Deutsche Bank e Barclays.

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